Sacrificio. Tra i significati troviamo: Grave privazione o rinuncia, volontaria o imposta, a beni e necessità elementari, materiali o morali; L’offerta volontaria della propria vita per il bene della patria, della società, o per un ideale; Grave privazione o rinuncia, volontaria o imposta, a beni e necessità elementari, materiali o morali; Lieve rinuncia a piccoli interessi e comodità o soddisfazioni, a qualcosa di gradito o di desiderato; privazione, rinuncia, disagio imposto da determinate condizioni o sopportato in vista di un dato scopo.
Sacrificio è un sostantivo maschile ma, nella sostanza, è per sua natura femminile.
Dai tempi dei tempi il sacrificio appartiene alle donne, investe le loro vite, i loro destini.
Dal sacrificio della vergine alla dea Artemide in poi, le donne hanno continuato ad essere le vittime sacrificali predilette: agli dei, agli uomini, alla famiglia, ai figli, alla società.
Si sacrifica un bene prezioso ma non indispensabile.
Chi si sacrifica è un essere generoso e altruista.
Chi si sacrifica manifesta devozione e lealtà.
La donna, da sempre è considerata preziosa, generosa, altruista, devota e leale ma, evidentemente, non così indispensabile.
È dunque a lei che tocca sacrificare desideri, ambizioni, carriera, vita, per i desideri le ambizioni, la carriera, la vita, di chi ama.
E allora che almeno il sostantivo venga riconosciuto di genere femminile; che non basta una “o” finale per renderlo maschile.
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