Ho scritto spesso poesie che parlano di donne e di donne tratta la raccolta Universi femminili - di vita, violenze e coraggio, pubblicata poco più di un anno fa e presentata alla Casa internazionale delle donne di Roma.
Poesie che parlano della vita, dei problemi e della forza delle donne, di stereotipi di genere, di amori malati, di violenza e femminicidio, di donne migranti.
Nella prima parte sono raccolte poesie che trattano gli aspetti più vari dell’universo femminile: la complessità e la bellezza dell’essere donna; la maternità e la libera scelta di non essere madre; il lavoro e le difficoltà di carriera; i sogni e le passioni dell’età giovanile e della senilità; il rapporto con il proprio corpo e la sessualità; gli stereotipi e i modelli che la società impone alle donne.
La seconda sezione affronta il tema della violenza contro le donne, con poesie (a volte direttamente ispirate dai drammatici fatti di cronaca) che parlano di rapporti sbagliati e pericolosi, di legami che devono essere spezzati, di donne che riescono a tro- vare una via di uscita e di rinascita e di donne a cui quella via di uscita viene sbarrata per sempre.
L’ultima parte è dedicata a quelle sorelle che vengono da lontano, fuggendo da drammi, attraversando altri drammi e, purtroppo, incontrandone altri ancora, una volta giunte nel nostro Paese. Giovani donne meravigliose che, nonostante l’inferno vissuto, sono ancora capaci di sorridere e sperare in un futuro per sé e per i propri figli. Ne ho conosciute. Attraverso la poesia, ho cercato di dar voce alle loro storie.
Perché loro, per me, rappresentano oggi il simbolo della forza delle donne.
Oggi, in occasione della giornata internazionale della donna, condivido alcune poesie tratte da Universi femminili:
Sui nostri corpi da sempre
si consuma nell’ignavia la bufera
Accogliamo i tuoni e la tempesta
che accompagnano il passaggio
del felino predatore nella foresta
Le sue impronte
sul terreno bagnato
non l’hanno mai consegnato
a un giudizio in appello
La legge della natura
lo assolve da ogni accusa
e condanna la preda
allo stigma della mascolina ragione
Finché i cuccioli saranno allevati per predare
ci sarà una preda da immolare
Finché ci lasceremo raccontare come prede da cacciare
non troveremo via d’uscita dalla foresta
***
Ospitiamo innumerevoli donne nel petto
sotto la pelle e le sottane
Sante e puttane
stando al vostro dettame
Mogli e madri puritane
e avventuriere senza legame
Labbra rosse
e calze di lana
Sguardi bassi
e cosce accavallate
Quelle che avete sposate
e le altre
solamente di desiderio consumate
Sarà un duro colpo per voi
quando capirete
che la moglie devota
e l’amante conturbante
sono fatte della stessa carne
Una l’avete inscatolata
l’altra voracemente addentata
Ma se sapeste
quanto entrambe sanno mordere la vita
meglio di voi
vi pieghereste al loro cospetto
battendovi il petto
per il tempo perso a cercare
sotto le sottane
una sola donna alla volta
senza capire
che siamo
un’infinita costellazione
un’indefinibile variazione
della stessa dodecafonica sinfonia
***
Mille volte hai chiesto aiuto
e non sei stata ascoltata
Mille volte hai urlato
e i vicini hanno alzato il volume del televisore
per soffocare le tue grida
Mille volte i tuoi bambini hanno pianto
con la testa sotto il cuscino
Ora non chiedi più niente
sei muta per sempre
Sei solo un altro numero
su una lunga lista
Un altro paio di scarpe rosse
per commemorare
La tua foto
un paio di giorni sul giornale
Il tuo nome
facile da dimenticare
facile da confondere e mischiare
con quello di chi ti ha preceduta
con quello di chi seguirà
su quest’altare sacrificale
***
Non aspettarti da me tutta la verità
Ci sono cose indicibili e inascoltabili
che le mie labbra
non possono pronunciare
Non voglio dirti della Madame
che al villaggio mi è venuta a cercare
promettendomi un futuro
al di là del mare
Le ho creduto
e le ha creduto mia madre
Ero poco più di una bambina
Non conoscevo gli uomini
e il mondo
Sono partita con indosso
solo un sogno sgualcito
che non era neanche il mio
Io sarei voluta rimanere
con mia madre e le mie sorelle
Ma ero la maggiore
e qualcuno le doveva pur aiutare
La Madame ci aveva raccontato
di una famiglia per bene
Si tratta solo di pulire lavare e stirare
Niente che tu non sappia fare
Ma di famiglie per bene
io non ne ho mai incontrate
Mariti e padri per bene
sì
ogni notte
Tanti
Ma prima mi hanno dovuto insegnare
Perché io non lo sapevo com’è che si doveva fare
Su un lurido materasso
mi hanno addestrata
a suon di botte
perché il mio pianto li infastidiva
La Madame guardava e rideva
Dovevo diventare brava
diceva
altrimenti la male sorte avrebbe colpito il mio villaggio
Con i vostri mariti
Con i vostri padri
Tutte le notti
Sul marciapiede
Io sono brava
Loro non fanno domande
E io non parlo
Chiudo gli occhi e conto
A 20 euro a botta
conto
quanti uomini per bene
dovrò soddisfare
per riscattare il mio debito
Per tornare ad essere
forse
un giorno
poco più di una bambina
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