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  • Immagine del redattoreFlavia Novelli

A casa

Un marito, una figlia e due gatti. Questo è il microcosmo in cui si è trasformato il mio mondo.

In casa, da tre settimane circa, restiamo noi femmine, più il rappresentante maschile della componente felina.

Mio marito no, a casa lui non può rimanere perché è infermiere e tutti i giorni attraversa in bicicletta la città deserta per raggiungere l’ospedale dove lavora.

Mi è sempre piaciuto restare a casa per cui non mi pesa, non mi lamento.

Assaporo il tempo che mi è concesso per vivere assecondando i miei tempi, che non erano quelli della vita quotidiana “normale”.


Mi piace svegliarmi senza fretta, non dovermi vestire per uscire, truccare, indossare reggiseno e scarpe. Il mio seno e i miei piedi ogni giorno mi ringraziano.

Ascolto il silenzio rilassante e non rimpiango il frastuono del traffico e dei clacson.

Nella mia casa mi sento in un ventre protetto, in cui lascio entrare solo chi voglio.

Abito in compagnia dei miei pensieri, coltivo le mie piante e i miei desideri, abbraccio unicamente gli amori veri e tutto ciò che è inutile finzione resta fuori del portone.

E non mi annoio, no che non mi annoio, cantava una sciocca canzone.

Ed è così, perché ho tutto ciò che mi serve.

Ho i libri, innanzitutto. Ho la poesia e la scrittura che mi fanno viaggiare. Ho mia figlia da abbracciare e ammirare nella sua genialità. Ho sempre un bicchiere buono da bere e il fumo che lo so fa male ma da cui mi piace farmi consumare.

Ho le amiche con cui chiacchierare con le videochiamate che ci aiutano a sentirci amate.

Ho i vicini con cui scambiare le cene e prometterci grandi abbracci quando ci sarà consentito.

Ho il lavoro che ogni giorno mi impegna più di prima.

Insomma, mi chiedo, non è che forse potrebbe essere questa la vita piena?


Ok, magari non per sempre. Non in modo così assoluto. E soprattutto non a questo prezzo. Perché certo non dimentico neanche per un istante quel che accade fuori dal mio piccolo mondo protetto. Non dimentico i morti invisibili e soli e i vietati addii alle anonime bare.

Però un po’ di lentezza, di intimità e riflessione non sarebbe male conservarle quando tutto tornerà “normale”.




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